Era digitale e spazi comuni
Per molti italiani l’emergenza sanitaria ha modificato i propri luoghi di lavoro e di studio.
Oltre 6 milioni di italiani hanno lavorato da casa e altrettanti studenti hanno sperimentato la didattica a distanza, perdendo in sovrappiù la disponibilità delle sale studio messe a disposizione da biblioteche e facoltà universitarie.
Queste nuove modalità hanno generato non pochi problemi: una recente ricerca del Politecnico di Milano segnala che il 42% degli intervistati lamenta la criticità della condivisione degli spazi con la famiglia, il 31% i problemi generati da disservizi tecnici o infrastrutturali, il 39% la mancanza di piani e sedute ergonomiche, il 37% la difficoltà a mantenere separati casa e lavoro.
Seppur auspicando una soluzione a breve dell’emergenza, gli studi dicono che non torneremo alle abitudini pre Covid19. Nomisma nello studio “World after lockdown” stima che 1 italiano su 6 (circa 3 milioni di persone) rimarrà in smart working nel 2021 (erano meno di 600.000 nel 2019).
A causa della crisi economica molte aziende stanno pensando alla riduzione degli spazi di lavoro mentre le famiglie di studenti universitari fuori sede valutano la possibilità di ridurre le trasferte ricorrendo alle lezioni a distanza.
Cresce pertanto il bisogno di mettere a disposizione strutture che forniscano ambienti adeguati in termini di spazi e servizi per i nuovi lavoratori, studenti digitali, per professionisti e start-up, ovvero predisporre postazioni connesse a reti Wi-fi efficienti, dotate di stampanti e fotocopiatrici in rete ma anche di spazi di socializzazione e scambio di esperienze e contatti, il tutto in ambienti regolarmente sanificati.
Per San Giovanni in Persiceto si tratta di realizzare delle strutture ad oggi non esistenti, in grado di ridisegnare e modernizzare i propri servizi urbani in un’ottica smart. Parziale finanziamento dell’iniziativa potrebbe venire dal Programma Operativo Nazionale (PON) della Città metropolitana.
Se la fruizione degli spazi per gli studenti verrebbe offerta gratuitamente, anche attraverso la collaborazione fra pubblico e terzo settore per la creazione dei community hub, per i lavoratori e/o professionisti si potrebbero ipotizzare canoni di utilizzo di postazioni in Coworking, anche convenzionando le imprese interessate a delocalizzare i propri dipendenti.
Costituire dei poli di attrazione di questo tipo all’interno del paese significherebbe inoltre rivitalizzare il centro e dare impulso all’economia locale in termini di bar, negozi, ristoranti.